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Multinazionali degli alimenti, emettono C02 più di tutti i paesi d’europa

Più emissioni di CO2 dalle “Big 10” rispetto a tutti i Paesi del Nord Europa. Un nuovo rapporto della Oxfam punta il dito contro le dieci grandi aziende alimentari mondiali che da sole, se raggruppate, riuscirebbero a diventare il 25mo Paese più inquinante del mondo. L’analisi, chiamata “Standing on the Sidelines”, avverte come i marchi domestici più famosi nel mondo “non stiano facendo abbastanza” nonostante il cambiamento climatico minacci direttamente la fornitura continua degli ingredienti necessari per i loro prodotti, la loro forza economica e la necessità di alimentare un popolazione in crescita.

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Le multinazionali sotto accusa – Le multinazionali imputate nel processo sono “l’Associated British Foods, Coca – Cola, Danone, General Mills, Kelloggs, Marte, Mondelez International, Nestlé, PepsiCo e Unilever”. Secondo le analisi condotte da Oxfam, questi marchi emettono ogni anno circa 263,7 milioni di tonnellate di gas serra pari a più di quanto prodotto da Finlandia, Svezia, Danimarca, Norvegia e Islanda. Secondo l’organizzazione le Big 10 – eccetto “poche eccezioni” – “sono complici silenziose della crisi climatica in atto”. “Non riescono ad utilizzare la loro esperienza, leadership e potere per trasformare la propria industria e spingere ad un’azione per il clima di cui il mondo ha bisogno”.

Un’alternativa sarebbe possibile – Oxfam ribadisce infatti che le aziende sarebbero in grado di tagliare le loro emissioni combinate di 80 milioni di tonnellate entro il 2020. Le peggiori in questo senso sono Kelloggs e General Mills, che fra le altre cose “continuano a tollerare nella propria catena di approvvigionamento massicci tassi di deforestazione”, nonostante siano entrambe “altamente vulnerabili agli impatti del clima”.

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Colossi potrebbero influenzare i governi – Come conseguenza dell’aumento dei prezzi delle materie prime si stima infatti che il prezzo al dettaglio dei Kelloggs Corn Flakes possa salire di oltre il 44% nei prossimi 15 anni. “Queste aziende hanno il dovere di scendere in campo ed usare la loro influenza per richiedere provvedimenti climatici urgenti con governi ed altre industrie”, garantendo inoltre “che le loro catene di approvvigionamento siano in grado di produrre gli ingredienti in modi più equi e sostenibili”.

 

Il mondo corre verso un futuro grigio – Il cambiamento climatico sta contribuendo ad un aumento significativo di tempeste, inondazioni, siccità e ad uno spostamento dei modelli meteorologici che causano cattivi raccolti, interruzioni delle forniture e picchi dei prezzi alimentari. Considerando quella che Oxfam chiama “la dimensione umana”, entro il 2050 si potrebbe arrivare ad un picco di 25 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni mal nutriti e portare alla fame 50 milioni di persone.

Silvia Terracciano

Blogger, Copywriter Seo, Ghostwriter, Scrittrice amo scrivere sin ad bambina. Appassionata di discipline olistiche e Naturopata diplomata, amante del buon cibo, delle tradizioni e dei luoghi avvolti dal mistero. Giardinaggio e fai da te sono altre delle mie passioni.