Purtroppo, si sa che la fame nel mondo sia una delle piaghe sociali che affligge la nostra Terra. Per poter sfamare tutti gli abitanti del globo servono tantissime risorse, che non sono sempre ben distribuite equamente tra tutti i vari paesi europei ed extraeuropei. Però, c’è anche da dire che, da novembre in poi, il numero di abitanti globale è notevolmente aumentato, superando di gran lunga gli 8 miliardi di persone e che non ci sono risorse a sufficienza per poter sfamare tutti, oltre alla cattiva distribuzione e gestione di esse. Una soluzione, in ogni caso, ci sarebbe e sarebbe costituita dall’impiego di un semplice cereale, ovvero il miglio.
Il miglio è un cereale ricco di ferro, magnesio, vitamina B, potassio e calcio, che appartiene alla famiglia delle Paocee (o Graminacee). Ha un indice glicemico molto basso e, soprattutto, è privo di glutine, per cui è ottimo per le persone celiache. Ha proprietà nutritive maggiori del grano e anche del riso. Viene coltivato in Africa ed Asia, in zone prevalentemente semi deserte ed aride. Resiste benissimo a condizioni climatiche non proprio ottimali.
Inoltre, vi sono diverse specie di miglio: il miglio africano, diffuso in India, Cina e Africa centrale, il miglio perla, diffuso in India e in Africa, il piccolo miglio, diffuso in India e il miglio giapponese, diffuso in India, Egitto e nell’Asia dell’est. Ci sono anche il miglio coda di volpe, quello da cortile, il kodo, il proso e il miglio bruno. I suoi semi sono molto piccoli. Per poter essere mangiato, dev’essere decorticato.
Come accennato, il miglio è un cereale che resiste a condizioni climatiche non proprio ottimali e non ha bisogno di essere irrigato, quindi non ci sono problemi quando c’è la siccità. Si può coltivare, dunque, su terreni sassosi e incolti e, oltretutto, non ha bisogno di tanti pesticidi e fertilizzanti. Inoltre, la polvere e i grani di miglio non servono soltanto per potere sfamare gli esseri umani ma il cereale viene utilizzato anche per la produzione della birra e per sfamare gli animali, trasformandolo in farina o semplicemente in chicchi. Poiché contiene molti lipidi, il miglio ha una lunga conservazione.
Ricordiamo, in primis, che in passato il miglio ha sfamato gli abitanti dell’Asia e dell’Africa sub sahariana. Nel 100 a.C. tramite la Via della Seta venivano vendute grandi quantità di miglio che provenivano dall’Africa e dalla Cina. Gli indiani delle prime civiltà erano soliti dedicarsi alla coltivazione del miglio piccolo, del sanwa e del kodo e, in India, il miglio era tra gli alimenti più consumati fino agli anni Settanta più o meno. Però, dall’anno 1962 fino al 2010, c’è stato un netto calo di consumo di miglio, a favore del consumo di grano.
Nel 1368, in occasione dell’assalto di Venezia da parte dei genovesi, i veneziani hanno resistito alla fame, mangiando proprio il miglio, grazie alla sua lunga conservazione (lo conservavano anche per oltre venti anni).
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato che il 2023 è proprio l’anno del miglio. Potrebbe non soltanto essere utilizzato per sfamare la popolazione mondiale ma anche per mettere a punto un’agricoltura sostenibile e per promuovere anche la biodiversità. Questa bellissima e interessante proposta è partita dall‘India e la FAO l’ha largamente approvata.
In Italia, il miglio non era tanto conosciuto e veniva utilizzato più che altro come becchime per gli uccelli. Ma, attualmente, compare molto, insieme ad altri alimenti, nelle diete di tipo vegano e, come già accennato, nei piani alimentari per le persone celiache o intolleranti al grano. Comunque, l’India è il paese che produce più miglio in tutto il mondo e si spera che possa essere esportato anche in altri paesi con maggiore facilità (gli indiani hanno avuto problemi legati agli standard di sicurezza e di qualità).
Ci si augura che il miglio possa essere davvero l’ancora di salvezza per riuscire a sfamare tutti gli abitanti della Terra.